Il Cavallino in Villa

Antica divinità Romana lascia una profonda impronta nella cucina tradizionale: sai già di chi si tratta?

Forse pochi avranno sentito il suo nome, che riguarda una divinità romana molto remota e poco nota tra i più.

Eppure, il ricordo della piccola divinità dei rimedi, la dea del vino e della guarigione, si è tramandato nel tempo.

E che tu ci creda o meno, stiamo parlando di Meditrina.

 

 

L’antica Dea era infatti Trina, tre Dee in una: la Dea che dà la vita, quella che nutre e quella che dà la morte.

Non a caso, il vino era legato al nutrimento e quindi riguardava la Dea centrale della divinità.

Infatti, un tempo, all’antica Dea si sacrificavano la focaccia ed il vino.

 

I fedeli si riunivano accanto ad un fuoco (o ad un altare) ed il sacerdote, in genere una sacerdotessa, distribuiva le focacce dicendo: “Mangiate le focacce, esse sono il corpo della madre Terra”.

Poi versava il vino e diceva: “Bevete il vino, esso è il sangue della Madre Terra”.

Così tutti mangiavano, bevevano e ringraziavano la Dea Meditrina, cioè la Madre Terra che li nutriva.

Con questo rito tutti si sentivano figli della Grande Madre, nonché fratelli.

Fino a quando arrivò il cattolicesimo.

Ma c’è di più: la credenza del tempo – legata al vino – riguardava la sua capacità di alleviare le sofferenze della vita e del vivere.

 

Nel Museo Dipartimentale dei Vosgi ad Epinal, in Francia, in mezzo ai tanti reperti di epoca classica c’è una stele proveniente dal sito archeologico dell’Anfiteatro di Grand, dove è stata scoperta nel 1841.

Questa terracotta, che risale al II secolo d.C. é alta 71 cm, larga 47,5 e mostra una donna dall’aspetto importante con una sua assistente.

Si trova nella sua bottega, con degli attrezzi e quelle che sembrano delle preparazioni medicamentose. Sembra che questa divinità stia curando e dispensi prodotti medicamentosi.

Ma l’attribuzione della figura al periodo gallo-romano non è semplice. E gli storici non sono propensi a sbilanciarsi definitivamente.

Tuttavia, i riferimenti a Meditrina sono suggestivi. Meditrina, una delle figlie di Esculapio, preservava la salute.

La divinità rappresentava uno dei vari aspetti della cura della salute, insieme alle sue sorelle e fratelli.

Igea era la dea della salute e dell’igiene. Macaone lo era della chirurgia, Podalirio della medicina generale. Mentre Panacea era la dea della cura ed Egle della luce del sole.

Considera però che lo stesso nome della dea Meditrina condivide la radice etimologica con la medicina; entrambi derivano dal termine mederi, che significa rimediare e per estensione guarire, medicare, curare.

Il potere curativo e l’influsso benefico attribuito dagli antichi a Meditrina era così grande nella considerazione che in suo onore si organizzavano dei festeggiamenti annuali chiamati Meditrinalia.

Questi giorni autunnali coincidevano con la fine della vendemmia.

Come logica conseguenza, il vino assumeva un valore taumaturgico. Il vino nuovo si miscelava a quello vecchio, creando un liquido vischioso che doveva avere un potere curativo.

Caratteristica la formula: “Novum vetus vinum libo, novo veteri vino morbo medeor”, la cui traduzione è: “Bevo vino vecchio e nuovo, pongo rimedio ad un male vecchio e nuovo”.

Anche se nel tempo se ne perse la memoria (già nel IV secolo non viene più indicata la festività nel calendario filocaliano), resta qualcosa di tangibile nella tradizione contadina.

Per “vino nuovo” si intende oggi quello che è il mosto, il prodotto immediato della vendemmia. Si tratta di un vino bollito ed aromatizzato, utilizzato per dolci (ciambelle), primi piatti (la polenta con la sapa), liquori (vino cotto), ecc.

Il culto di Meditrina, la dea del vino e della guarigione, si fuse e si mescolò a sua volta, perdendosi in quello di Esculapio.

Ad ogni modo, se Meditrina governava la particolare operazione di mescolatura del vino nuovo, tutto il processo vinicolo era sotto la protezione di Giove, al quale era obbligatorio versare una libagione di vino vecchio e di vino nuovo.

Comunque il vino, a prescindere dal riferimento storico, era il regalo per dimenticare gli affanni. Bere il vino nuovo insieme al vecchio significava unire affanni passati e affanni presenti, curandosi di entrambi.

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